Gestire la classe nella pratica didattica

A volte si dà per scontato che l’alunno sia pronto ad accogliere qualsiasi proposta didattica venga presentata e quando si riscontra noia o demotivazione si pensa derivi dalla scarsa voglia di apprendere. In realtà ormai le ultime ricerche sulla motivazione confermano come sia fondamentale agire su quella intrinseca attraverso attività che siano vicine alla vita degli studenti e ne soddisfino i loro reali bisogni.


“Noi impariamo il 10% di ciò che leggiamo; il 20% di ciò che ascoltiamo; il 30% di ciò che vediamo; il 50 % di ciò che insieme ascoltiamo e vediamo; il 70% di ciò che è discusso con altri; l'80% di ciò che sperimentiamo di persona; il 95 % di ciò che insegniamo a qualcun altro”
Questa massima dello psichiatra William Glasser offre uno spunto di riflessione in merito alla tipologia di attività ed esperienze didattiche che sarebbe opportuno offrire ai nostri studenti. A volte si dà per scontato che l’alunno sia pronto ad accogliere qualsiasi proposta didattica venga presentata e, quando si riscontra noia o demotivazione, si pensa derivi dalla scarsa voglia di apprendere. In realtà ormai le ultime ricerche sulla motivazione confermano come sia fondamentale agire su quella intrinseca attraverso attività che siano vicine alla vita degli studenti e ne soddisfino i loro reali bisogni (sopravvivenza, appartenenza, competenza, apprendere con leggerezza e gioia).
Gli studenti portano con sé una serie di aspettative su come sarà la loro esperienza a scuola, sulle modalità di reazione ai successi e agli insuccessi e un bagaglio di conoscenze extrascolastiche di cui l’insegnante deve tener conto.
Il docente, a sua volta, dovrà comunicare la propria passione e il proprio interesse verso i contenuti proposti in modo da attivare negli alunni il piacere e l’entusiasmo di apprendere, anche accettandone l’eventuale fatica. Secondo Glasser questo è possibile quando l’insegnante passa da una gestione della classe boss- management a una gestione lead- management.
Nella gestione della classe boss - management il docente ha un ruolo autoritario, è concentrato sui risultati piuttosto che sui processi, privilegia più l’esecuzione del compito che il ragionamento in modo da ottimizzarne i tempi, riduce la gestione della classe all’ottenimento dell’ordine e della disciplina.  
Nella gestione della classe lead- management si privilegia un ambiente di apprendimento in cui trovano soddisfazione i bisogni degli allievi, in cui il docente coinvolge gli studenti attraverso delle attività personalizzate, li sollecita ad esprimersi e ad auto-valutarsi, è attento alle relazioni positive in classe, usa metodi persuasivi e non repressivi.
Per fare questo è necessario che la presenza dell’insegnante sia efficace. Un insegnante realmente presente in classe è attento a quello che accade, è vigile, identifica con sicurezza l’insorgere di un eventuale problema e si attiva immediatamente per correggerlo. Riesce subito ad entrare dentro le problematiche che insorgono con un atteggiamento pacato, attento ma non mortificante.
Già solo camminando fra i banchi durante le attività è possibile accorgersi di molti problemi e intervenire immediatamente ma a volte non è sufficiente.
Si può quindi utilizzare la strategia del controllo prossimale. Essa si mette in atto quando il docente si avvicina fisicamente all’allievo che sta disturbando durante l’attività e:
-          orienta il proprio corpo verso di lui
-          mette una mano sul braccio del ragazzo con grande attenzione
-          tocca o rimuove l’oggetto che causa disturbo

tutto questo senza utilizzare il canale verbale.
Molto spesso gli studenti non si accorgono nemmeno che stanno disturbando l’attività e il controllo prossimale può essere utile per educare all’impegno e alla responsabilità in classe, creare un clima idoneo all’apprendimento senza impattare troppo sull’attività che si sta svolgendo.
Un’altra strategia utile per una buona gestione della classe è la tecnica dei tre passi (Franta, 1985). Questa tecnica si basa sull’abilità di comunicare, questa volta utilizzando il canale verbale, ciò che gli studenti debbano fare e come farlo, quali sono i comportamenti verbali e i movimenti ammessi e quelli vietati all’interno di una classe.
La tecnica si compone di tre step:
1° step- l’insegnante fornisce considerazione, autorità minima e proposta alternativa;
2° step- se l’alunno persevera l’insegnante fornisce di nuovo la considerazione e una proibizione in forma impersonale con  l’annuncio delle conseguenze;
3° step- se l’alunno ignora i richiami l’insegnante esprime di nuovo la considerazione e mette in atto quello che ha dichiarato in precedenza.
Questo permette di aiutare l’alunno a comprendere bene come comportarsi, a correggere i comportamenti inadeguati, offrire una linea comune da seguire.
Un bravo insegnante oltre ad utilizzare con consapevolezza il canale non verbale e quello verbale conosce anche la potenza del canale paraverbale. In particolare sa utilizzare con cognizione il tono della voce che rappresenta i propri stati d’animo e le idee pedagogiche che lo animano. Un docente preoccupato utilizzerà un determinato tono di voce, un docente che crede nella potenza della relazione positiva ne utilizzerà un altro. L'uso consapevole del tono della voce permette di mantenere viva l’attenzione degli allievi, di farsi rispettare e di rispondere efficacemente ai comportamenti indisciplinati degli allievi.
Il tono della voce non deve essere mai basso e sempre uguale, non deve essere incerto e timido, né ostile ed aggressivo. Si deve:
-          parlare con toni sicuri, senza esitazione
-          usare un tono alto ma non urlare
-          accertarsi che gli allievi ci stiano ascoltando
-          pretendere che quando si parla si venga ascolati
-          ascoltare attivamente l'alunno 
-          parlare con tono fermo e pacato quando si rimprovera
 


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